Il mio primo omicidio by Leena Letholainen

autore:Leena Letholainen
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fanucci Editore
pubblicato: 2013-10-09T16:00:00+00:00

9

Mare, cielo e terra, tutto, tutto scompare

Il lavoro procedeva col solito ritmo caotico. Quel fine settimana si sarebbe detto che metà della popolazione della capitale si fosse data alla violenza coniugale. Dopo aver fatto i conti, in tre giorni, con cinque drammi familiari – un’anziana madre assassinata, due mogli percosse, un convivente scaraventato giù dal balcone dopo una serata un po’ troppo inebriante e un fratello minore a cui avevano sparato al piede col fucile da caccia del padre – ero stata sul punto di giurare a me stessa che non mi sarei mai sposata e non avrei avuto figli. Al caso Jukka m’era capitato di pensare solo sporadicamente, però, sfogliando le sue carte, ancora una volta m’erano venuti in mente una serie di interrogativi.

Avevo voglia di assistere al suo funerale nella chiesa di Temppeliaukio, per quanto, dal punto di vista delle indagini, non fosse indispensabile. Il padre mi aveva informato delle disposizioni per le esequie quando gli avevo telefonato per sapere di alcuni dettagli sulle finanze del figlio. Lui aveva negato ogni genere di donazione illegale, ma senza convincermi del tutto. Il medico di famiglia m’aveva fino a quel momento impedito di interrogare la madre dello scomparso. Sapevo che, se necessario, un’autorizzazione me l’avrebbero concessa, ma non volevo metterla sotto pressione più del dovuto.

Nella macchina di Jukka non era stato trovato niente di interessante. Un gran numero di impronte – chiaro, in parte non identificate – ma niente che avesse un riscontro nei nostri archivi. Forse una parte erano del tipo che s’era definito M, oppure questi parlava di tutt’altra macchina. Niente tracce di sangue, né scomparti segreti. Per quanto dipendeva da me, si poteva restituirla ai Peltonen.

Il tragitto da casa mia alla chiesa di Temppeliaukio lo feci a piedi. Il mio abitino nero, un po’ vecchiotto, m’andava stretto di spalle. L’avevo acquistato per la festa della maturità, e all’epoca non facevo ancora i pesi in palestra. Collant neri mi coprivano i pelini delle gambe. Non avevo preso fiori, a Jukka non servivano, e i vivi non avrebbero potuto che criticare una simile attenzione da parte della polizia. E poi, era sugli altri portatori di corone che volevo concentrare l’attenzione, e tra loro cercare di identificare Tiina, Merike e l’uomo chiamato M. Al rinfresco successivo non avevo nessuna intenzione di partecipare.

Il cielo era grigio, e poteva piovere da un momento all’altro. Niente di meglio, per un funerale. Non si udivano tuoni, c’era solo come una rassegnata, quasi avida attesa della pioggia. Le piantine di senecio che spuntavano ai piedi dell’edificio, dopo lunghe settimane di secca, avevano un’aria sitibonda.

Sgattaiolai senza dare nell’occhio in un angolo della cantoria. Mi sforzai di ricordare quando, l’ultima volta, fossi stata in una chiesa, e mi vennero in mente le nozze della mia amica Annikka, l’inverno prima. La chiesa era per me un luogo estraneo. Non sapevo come comportarmi, mi sentivo goffa e stonata, insensibile alle parole del pastore. Su questioni di fede m’interrogavo assai di rado, preferivo evitare di pensarci. Questa volta cercavo di domandarmi dove si trovasse Jukka.

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